16-19 settembre 2004
Asiago – Rifugio Larici – Ortigara – Rifugio Campomulo – Foza – Asiago
Partecipanti 7:
Gianluca, Andrea DV, Andrea S, Marco, Paolo M, Paolo F, Graziano
1° giorno
Asiago – Verena – Vezzena – Rifugio Larici
2° giorno
Rifugio Larici – Bocchetta Portule – Ortigara – Mandrielle – Rifugio Campomulo
3° giorno
Rifugio Campomulo – Monte Fior – Foza – Asiago
LA STORIA
Resoconto di Paolo D
— (ndr) nel testo originale il percorso è scritto così:
GRANEZZA – ASIAGO – VERENA – CIMA LARICI (il tappone)
CIMA LARICI – ORTIGARA – GALLIO DI CAMPOMULO (percorso di guerra)
CAMPOMULO – CITTA’ DEI SASSI – MONTEFIOR – GRANEZZA (defadigante)
—
Anche quest’anno in quel di settembre un gruppo di amici si ritrovano per andare a pedalare e faticare sulle alte montagne.
Durante il viaggio, così come era successo durante la scorsa uscita, si è discusso su quale fosse l’edizione 2004 e finalmente abbiamo chiarito che quest’anno poteva essere definita come la nona edizione, il tutto confermato dai ricordi dei più vecchi.
Ma a proposito di vecchi o meglio di anziani, la nostra conversazione ha ricordato più volte che purtroppo mancava il “decano”.
Abbiamo ricevuto con molta gioia il suo augurio per il nuovo giro che è arrivato forte e chiaro e ci ha aiutato a superare le grandi difficoltà, la fatica le salite e il poco allenamento.
Con queste righe non è intenzione degli scriventi sostituirsi al decano nel raccontare cosa sia successo nella tre giorni di Asiago, ma in sua assenza e con moltissimi spunti tra i ricordi non abbiamo potuto esimerci dall’imitarlo; questo “ci consenta il Decano”, rispettosamente in attesa che possa riprendere il posto che gli compete nelle prossime edizioni; tanti auguri decano Paolo.
Quest’anno i giovani baldi non erano molto preparati e lo si è visto già la prima sera all’arrivo al rifugio GRANEZZA; all’ora di cena si sono seduti tutti per l’abbuffata, ma quando si è trattato di scendere le biciclette dalla macchina si è pensato bene di farlo l’indomani mattina tanto in quel rifugio eravamo solo noi, il bozzolo bianco e la romana.
Solo Andrea, detto Brunero, ha tentato di convincerci che la bici andava scesa dalla macchina e messa al coperto.
Nemmeno il Della Valle ha raccolto l’invito lui che ha portato la sua nuova bici sempre premuroso con il mezzo meccanico ma non si e mosso anche perché la sua bici era chiusa in macchina e non correva il rischio di prendere la guazza.
Alla partenza del giro il Venerdì mattina abbiamo fatto la foto di rito, sotto un cielo sereno splendente.
A dire il vero le fotografie quest’anno sono state la nostra ossessione, il piatto forte di Paolo F.
Andrea DV, Brunero e anche del povero Marco, lui che l’aveva sempre portata e che si vantava di una vecchia macchina tradizionale ma che è rimasto senza pile alla prima foto.
Abbiamo affrontato la prima discesa verso Asiago allorquando abbiamo incontrato sulla destra della carreggiata un “omino” che…era intento ad una operazione delicata, per farla breve emulava Gianluca nei momenti migliori, magari sarebbe stato opportuno addentrasi solo qualche metro verso il bosco per avere un po’ più di intimità che serve in quei momenti.
Andrea DV non l’ha immortalato con la sua nuova macchina fotografica non mancando mai alcuna occasione per tirarla fuori e sparare a tutto ciò che si muoveva.
La salita non si è fatta aspettare era lunga e implacabile ma tutta pedalabile, lo spettacolo ricompensava dalle fatiche, si vedevano prati immensi alternati da fitti boschi che si adagiavano sulle dolci cime.
L’unica cosa che non abbiamo mai visto è il segnale della TIM e Andrea DV provava tutte le volte che poteva, sempre nelle valli più anguste e nelle cime più alte e poi si lamentava che non era riuscito a parlare con la moglie e che a casa sarebbero stati in pensiero per la sua sorte, forse stavano proprio bene a non sentirlo.
Durante la salita abbiamo avuto il primo inconveniente tecnico, infatti Marco, già in difficoltà alla partenza , intasato dalla scorpacciata della sera prima è dovuto ricorrere suo malgrado allo svutamento del cassone principale, per scarsa digestione.
Ha dato la colpa al latte della mattina, in verità caro Marco bisogna mangiare meno non abbiamo più l’età diceva una canzone.
Ha comunque proseguito con dignità tutto il percorso, anche se è stato immortalato nell’amplesso da Andrea DV All’ora di pranzo è arrivato il secondo inconveniente della giornata, Gianluca, che mai come quest’anno ha organizzato il giro senza alcuna prenotazione valida ma solo verificando con internet che i locali fossero aperti è stato messo in discussione quale organizzatore del tour.
Dopo qualche ritardo siamo giunti ad un locale che è risultato essere della Sig.ra Frigo, sciatrice di coppa del mondo negli anni 80, adesso bravissima in cucina ci ha deliziato con un tris di primi di elevato valore tecnico; lo slalom tra topini, tagliatelle e ravioli è stato da tutti brillantemente superato.
Nel pomeriggio bucava Gianluca per la seconda volta e tutti pensavano facendo calcoli probabilistici che la giornata sarebbe passata indenne da altre forature e invece dopo di lui sarebbe toccato a Paolo F. dopo una formidabile discesa e a Graziano a fine giornata.
La meta adesso era il rifugio di un certo Alessio del CIMA LARICI (quello che beve a tutte l’ore) ma sembrava irraggiungibile.
Paolo F.
non sapeva come fare ad inforcare la bici ma poi si è fatto convincere che con quattro chilometri saremo arrivati, è proprio dolce il giovane.
Gianluca, sempre lui, ci ha fatto pedalare sempre in salita per più di 20 Km, raccontandoci che sarebbe stato un mangia e bevi e in 4 Km saremmo arrivati; abbiamo finito la giornata con il contachilometri che segnava almeno 62 Km e il culo che sembrava quello di un babbuino, la contestazione è divenuta una sollevazione popolare.
Povero Gianluchino se continua così quest’anno perderà lo scettro dell’organizzatore del giro; a lui non pare il vero ma sarà proprio vero?
Di fronte al biancuccio di Alessio e all’abbondante cena a base di gulasch, salsicce e porchetta le bocche si rifanno e tutto è ricomposto, basta non pensare al culo e alla sella che ci aspetta il giorno dopo.
Mi rincresce dirlo ma dopo la cena in attesa delle esibizioni dell’oste Alessio: giro mortale del bicchiere di vino, ingollato senza utilizzo delle mani e proiezione del bicchiere che è ripreso con la mano destra, crolla Marco dal sonno.
Non era mai successo in tanti anni sempre sul pezzo a controllare sempre presente a tutte le battute.
Marco che si affloscia come un micco dopo il vino di Alessio, che non ha neppure sentito la sbrandata dal letto che gli abbiamo riservato come scherzo di fine serata e tantomeno la sveglia urgente di Gianluca per un guaio intestinale, no..
no., non è la vecchiaia, è stato il giardiniere del giovedì!!
La mattina successiva, una bellissima giornata, mentre il sole scaldava le selle delle nostre MTB, magari bastasse a farci passare il dolore, noi scaldavamo le mascelle proiettando nello stomaco pane , burro di malga, marmellata, e formaggio forse presagendo che il pranzo si sarebbe fatto aspettare.
L’organizzatore del giro non era in grado di fornire alcuna indicazione circa l’altimetria del tragitto, la sosta per il pranzo e nemmeno i chilometri da percorrere.
Purtroppo dopo aver raggiunto la vetta dell’Ortigara, il pranzo è scivolato alle ore 15 del pomeriggio, che tragedia per Brunero, Gianluca e anche Graziano.
Una malga a mezza costa risolve il nostro problema; la Malgara, donna paffutella o meglio grassa, ha capito subito guardando Brunero che il nostro era un caso grave e ha provveduto subito alla “bisogna” mettendo in tavola quello che aveva: pane, soppressa, formaggio e vino.
Questa volta i due si sono accontentati di qualche dozzina di fette di soppressa e un mezzo chilo di asiago fresco a testa accompagnando il tutto da un vinellino rosso che faceva bene.
Per la pulizia della bocca si è proceduto con un fresco bianco friulano; anche in questa occasione il Moretti non si lasciava intimidire e ammollava qualche assaggino in qua e in la, tanto per pulire la bocca, ma intanto finiva per la terza volta la soppressa, l’asiago e il vino e ci siamo vergognati a chiedere il bis per la quarta volta.
Certo è, dice Brunero a Graziano, che da sfacciati e sfondati siamo passati solo noi ma gli altri non sono mica stati a vedere!!
Dopo il frugale pasto il Malgaro ci ha spiegato come si fabbrica il formaggio asiago e la ricotta e successivamente ci ha tolto una curiosità che durante la pedalata ci aveva divisi: il latte alla mucca viene perché ha il vitellino? Il malgaro ha spiegato come fanno ad allevare le care bestiole, e dove sta il “toro” e cosa fa il toro quando viene liberato.
Brunero è rimasto per tutto il giorno sbalordito dalle prestazioni del toro: 20 a centro con bomba e 40 solo con centro, tutti i giorni dal lunedì al venerdì peggio di una “trivella”; e per tutta la rimanente discesa toro e trivella , trivella e toro è stato tutto un perforare.
A parlare di tali cifre Brunero è quasi svenuto e poi ha replicato: quando torno a casa e qualcuno mi dice che è un toro gli rispondo “da retta bischero”.
E intanto il bobbone della ruota anteriore di Graziano si ingrossava e per lui la disciplina della “bicicletta a mano” coniata dal decano l’anno scorso, si faceva sempre più vicina.
Tra una chiacchera ed una altra siamo arrivati a Campomulo presso l’albergo; il rifugio e le aree circostanti erano di proprietà della “vecia” una signora attempata e di polso che più di una volta ha avuto il buon gusto di ricordarcelo.
La mattina seguente Graziano è stato convinto a seguire il gruppo anche se l’intenzione era quella di andare a diritto verso le automobili.
Tutti in cuor loro speravano nello scoppio del pneumatico così avrebbero fatto a coltellate per non lasciare solo Graziano ed aspettare gli altri che avrebbero concluso la salita e preso la macchina; ma questo non è successo.
Dopo aver attraversato la città dei sassi dove il Moretti con la macchina fotografica di Brunero ha inquadrato tutto tranne il sasso in cui ci eravamo appostati, siamo saliti a Montefior mangiato a Foza, un pezzo di schiacciata gozza con il prosciutto cotto che sembrava parmacotto, che faceva rimpiangere la malga del giorno prima, il vinello, il formaggio, la ricotta e… come non ricordare il TORO!
Nell’ultima salita Paolo il vecchio ha dimostrato di essere in grande forma scattava continuamente fino a quando Brunero gli a gridato: se non smetti di pianto un tassello nel capo e Marco ha rinforzato: ti taglio tutti i raggi.
Questa seconda minaccia lo ha fatto riflettere molto, per chi lo conosce bene.
Paolo F.sempre ultimo ma tenace come il ferro ha sempre avanzato anche nei momenti di grande difficoltà fisica e ha concluso anche quest’anno con la maglia nera: speriamo che ritenti la prossima stagione.
Con il rientro al GRANEZZA si è concluso anche il nostro giro, c’era molto pubblico ma non per noi.
Il rientro mi ricorda il film “amici miei” dopo la “zingarata”: si ripone le bici, si fa la doccia con grande chiasso e poi un pò malconci si torna a casa dai nostri cari aspettando l’anno prossimo per una nuova avventura sperando di non poter mancare.
Qui sotto la scansione degli originali